Forse. Parola dubitativa di quando tutto può succedere e tutto ancora farsi. Forse ti troverò, forse mi salverò, forse ritornerò … Forse, si apre alle possibilità, si incanta sul futuro o, più semplicemente sul dopo. Non chiude. Non definisce una condizione, ma resta sospeso e attende. Forse, porta in cuore un dubbio e custodisce la bellezza del rientro.
Amo quando ancora gli accadimenti non sono accaduti, quando costringono in una pausa d’attesa, o in un cielo di respiro.
Questo però non deve spingerci in un atteggiamento di indefinita proroga: se jl forse ci accompagna verso il futuro, quasi prendendoci per mano, è l’oggi che devo pienamente vivere. E’ l’oggi così come mi viene incontro che mi reclama, a cui devo rispondere così come sono, oggi.
Viviamo il coraggio e la paura delle nostre guerre quotidiane con il malinconico rimpianto di non essere come vorremmo, sempre divisi tra un ideale di perfezione a cui vorremmo assomigliare e la bruciante constatazione di essere imperfetti. In fondo non ci piacciamo ed è duro e difficile fare i conti con la nostra debolezza e con i nostri errori.
O irrimediabilmente sbagliati o pieni di certezze assolute: ci sentiamo così, come fossimo rigidi burattini nelle mani della vita. Invece siamo semi. Gonfi di possibilità, ricchi di umori e linfe che circolano dentro e da cui potere attingere, carichi di un futuro già tutto presente, già tutto qui. Un concentrato di forza e di energia che rischio di sprecare se mi ostino a voler essere qualcosa di diverso.
Tagore diceva: ”Non è stato un martello a rendere le rocce così perfette, ma l’acqua con la sua dolcezza, la sua danza e il suo suono: dove la forza può solo distruggere, la gentilezza può scolpire”.
Forse cambierò, forse riuscirò a diventare un poco migliore, forse domani questi miei difetti svaniranno, ma oggi devo essere gentile con me. Una gentilezza che nasconde in cure un sogno, che accarezza e sospinge, che accompagna a guida.
Uno sguardo indulgente, insomma, uno sguardo benevolo dei nostri occhi su noi stessi, sulle nostre fragilità, sul non essere ancora come vorremmo. Quanta leggerezza ci darebbe la capacità di accettarci così come siamo, con il nostro cuore nudo e povero, sena maschere di inganni, senza mantelli di finzioni . Accettare il nostro ‘povero’ amore, le nostre virtù sgangherate, gli altalenanti buoni propositi, cercando soltanto di riempire d’amore il momento presente.
E’ il momento di essere vivi, oggi.
– Maria Teresa Abignente –
Ricca e creativa riflessione che dedichiamo a tutti voi, con l’impegno comune di essere gentili con noi stessi riempendo d’amore il tempo presente.
E cominciamo alla grande soffiando tanto amore leggero e avvolgente a chi fra noi, in questo meraviglioso mese di marzo, compie gli anni:
1 marzo – Francesco Caffarella – docente
3 marzo – Mattia Mazzilli 2B
5 marzo – Dimitri Zagano – docente
7 marzo – Filippo Bianchi 3A, Lorenzo Bianchi 3B e Alessia Pozzoli 2B
8 marzo – fratel Zeno 😉
11 marzo – Chiara Tagliabue – docente
12 marzo – Chiara Cammarota 2A e Diego Troiano 3B
16 marzo – Ester Mosconi 1B
18 marzo – Marco Caffù 3A
23 marzo – Florinda Savatteri – docente
25 marzo – Nicole Villa 1A